Questo in effetti è il periodo peggiore dell’anno. La scuola è un calderone di attività e proposte “formative”, che poi si riducono inevitabilmente ad un pallone che si sgonfia lentamente rilasciando un rumore fastidioso e continuo. Queste formichine indaffarate a costruirsi una reputazione, organizzando i club scolastici, reclutando maschi pimpati per gli allenamenti di football, individuando le personalità più carismatiche da eleggere come rappresentanti di stocazzo. Stocazzo is the word. Non c’è davvero davvero nulla che mi stimoli in questa scuola. Non ho ancora instaurato rapporti interpersonali, se non quelli con le mie nemesi sociali, le bulle che mi deridono e gli sportivi che pagano penitenza cercando di baciarmi.
Insomma, questo primo anno di superiori sta partendo alla grande.
Diciamo che, incredibilmente, il momento più stimolante della mia vita scolastica si riduce al quarto d’ora in sala d’attesa. Nella sua sala d’attesa, prof. E non mi fraintenda, non è che muoio dalla voglia di entrare nel suo studio, assistere al suo mutismo emotivo mentre le faccio scivolare il diario sulla scrivania. Non è che amo particolarmente mentre lei, da sotto i baffoni spugnosi, mi scruta con aria curiosa ma distaccata senza dire una parola. Lo tollero, a malapena. Ma non è la cosa che amo di più. Quello che trovo invece molto stimolante è osservare la mole di casi umani che le sono stati affidati ad inizio anno. Anche qui un calderone di vite storte, di imbranati sociali, di sfigati smutandati, di macchiette impietose che cercano, dopotutto, di ritagliarsi uno spazio in questo immenso zoo di ormoni allo sbando.
C’era un tizio, l’ultima volta, che cercava di far ridere la sua segretaria. Ed è stato uno dei momenti più deliziosamente patetici che io abbia mai visto. La segretaria, quella con la pettinatura castigata, continuava a scrivere diosasolocosa, nell’imbarazzo più totale. Mentre l’individuo, un certo Tico, o Tycho, o stocazzo, continuava a sparare battute per poi attendere, in un tripudio di silenzi molesti, un cenno di partecipazione.
Nel frattempo altri 4 o 5 disagiati osservavano la scena annusando l’aria, come a chiedersi: ma è un bullo? Posso dargli confidenza o meglio far finta di niente?
Perché è quello che facciamo nella sua sala d’aspetto. Ci annusiamo come le bestie. In una disperata ricerca di contatti sociali che possano farci sopravvivere all’attività scolastica.
E’ che poi mi annoio. Li fisso e loro non fanno niente. E allora tiro fuori il mio rosario e mi faccio il segno della croce. E loro abbassano gli occhi. Allora faccio due passi in corridoio per sgranchirmi le gambe, ma in quel momento passa una barbie che mi lancia finalmente un’occhiataccia ed esclama: “Mhh, bel vestitino tesoro, dove l’hai trovato?”. “Mi ci hanno seppellita dentro”, rispondo.
Ok, anche per oggi abbiamo dato. Vado a dormire in classe prof, l’ora di chimica è super-stimolante.
Magda